Carissimi tutti,
vi ringrazio tutti ma proprio tutti quanti per l’energia “Futura” che state mettendo in questo bel progetto. Energia contagiosa, la vostra, soprattutto per uno come me che di terra, di paesaggio, di cultura materiale ancestrale traghettata alla contemporaneità, di gestualità e sapienza manuale, di consapevolezza, retroinnovazione, sostenibilità del pensiero alimentare – non gastronomico ma alimentare – ha fatto ragione di vita e lavoro.
Da due giorni mi leggo e rileggo il Manifesto Futurista del pane, opera intelligente e necessaria, centrale per una avventura come quella di Grani Futuri che vuole spiegare grandi vele al vento della contemporaneità per veleggiare sicura al porto d’arrivo. Scienza e conoscenza devono allora viaggiare a braccetto, in sincrono all’unisono uno al servizio dell’altra. La vela troppo ampia sì per avere velocità necessaria e sufficiente, ma allo stesso tempo albero maestro e scafo da reggere le spinte del vento e quelle contrapposte dei flutti che si oppongono all’avanzamento. Metafora, sì ma non del tutto. Se il mare lo immaginiamo giallo, sono spighe, da Van Gogh a Gauguin, quelle che preferite, di grano maturo, l’albero Maestro è il Manifesto stesso, le vele la nostra capacità di essere Popolo, aggregato, non somma di individualità e basta, ma identificabile, riconducibile a fattori comuni che rispettando le diversità, esaltandole a ricchezza, ne fanno il comune patrimonio condiviso di umana sapienza. Deve essere l’Albero Maestro/Manifesto, talmente ritto e forte, alto e resistente da reggere al peso incommensurabile del vento, alla potenza dei flutti, alla necessità di far fronte e marosi sconosciuti, quanto alle cadute di vento, alla bonaccia e alle risacche. Allora, consentitemi, a partire dalla cura della parola, dal lessico, dall’altezza di ogni singolo vocabolo per spiccare alto. Anche a nave ferma in porto, tra gli altri Alberi. Comprensibile e leggibile da chiunque, capace di esprimere con linguaggio piano ma alto, universale, sempiterno, con antica sapienza e nobiltà d’animo pura e cristallina – come l’acqua di fonte appena sgorgata dalla sorgente per impastare in grano nostrum e farne pane, buono, tanto, ovunque – per tutti coloro che ne hanno bisogno e ne sentono il richiamo. Che sia di bussola per tutti noi, che di tutti noi contenga la parte migliore di ciascuno, non solo la registrazione dei nostri pensieri per l’oggi, ma anche dei sogni del futuro, quando ad altri non noi sarà dato il mandato di condurre il timone di quel veliero. Forse comprendete meglio il mio pensiero se cito un esempio universale: la Carta Costituzionale di una Nazione, la nostra per esempio. Ma con una piccola variante, che la renda, quella del Pane Futurista, comprensibile e sottoscrivibile qui come alla parte opposta del Pianeta, ora e fra 100 anni. Perché scritta col linguaggio e il contributo dei Popoli del Pane di ieri, da quelli di oggi, per quelli di domani. Riconoscendo gli errori, per andare oltre e pensare a logici e necessari correttivi. Perché ci sia pane buono sempre per tutti quelli che lo desiderano ovunque ne sentano il richiamo.
Vi chiedo uno sforzo ancora per allargare il Manifesto Futurista del Pane facendone un fatto culturale, antropologico e umano di condivisa e diffusa capacità ideativa e realizzativa. Buon lavoro a voi tutti
Con grande stima, riconoscenza e rispetto
Corrado